La Tribuna è considerata il primo museo d'Occidente: è il più antico spazio progettato con criteri espositivi precisi nell'Europa dell'età moderna. Venne ideata negli anni '80 del XVI secolo da Francesco I de' Medici, granduca di Toscana, e dal suo geniale architetto, Bernardo Buontalenti, per contenere e valorizzare le opere d'arte più preziose della collezione medicea: dipinti, statue in argento e in bronzo, marmi, vasi di cristallo di rocca e pietre dure, oreficerie, lame dalle impugnature incrostate di pietre rare, medaglie, cammei antichi. L'idea di esporre tutte insieme le opere d'arte, in uno spazio ideato per questo, lontano dagli appartamenti privati, era del tutto nuova. In precedenza, infatti, i dipinti erano nelle sale di Palazzo Vecchio, sede del governo ma anche residenza della famiglia ducale dal 1540. Gli oggetti preziosi non erano esposti alla vista ma erano chiusi in armadi sontuosi, come quelli che Francesco I aveva fatto fare per il suo "camerino", lo Studiolo, allestito verso il 1570 presso i suoi appartamenti privati in Palazzo Vecchio.
Rimasto vedovo di Giovanna d'Austria nel 1578, finalmente Francesco poté sposare Bianca Cappello, la gentildonna veneziana alla quale era legato da lungo tempo. Poco dopo il matrimonio il principe iniziò a progettare insieme a Bernardo Buontalenti la Tribuna, un ambiente per le sue collezioni diverso da tutti i precedenti per forma, arredo e destinazione, dove dipinti, statue e oggetti preziosi avrebbero avuto la massima visibilità, concorrendo a creare un insieme meraviglioso entro un contenitore adeguato. Una novità assoluta fu la dislocazione della nuova sala: non presso gli appartamenti privati ma nel centro del corridoio di Levante degli Uffizi, il nuovo maestoso edificio voluto da Cosimo I, padre di Francesco, e progettato da Giorgio Vasari per gli "uffici" delle magistrature cittadine, che però furono ospitate solo al piano terreno.
Nei 1581 iniziarono i lavori per la costruzione della Tribuna nel corridoio di Levante degli Uffizi, dove Francesco I aveva già fatto trasferire le statue antiche e dove aveva voluto fossero ospitati i laboratori di orafi, fabbri, ebanisti, vetrai. La struttura architettonica venne conclusa nel 1583: una grande sala a pianta ottagonale con alte pareti per i dipinti e un giro di mensole per esporre gli oggetti, le statue in bronzo e in argento, le armi. Una nicchia era destinata a ospitare un armadio con sportelli e cassetti, due nicchie più piccole erano predisposte per armadi a muro con i vasi preziosi. Questo allestimento, che venne realizzato entro il 1587, era completato al centro da un grande scrigno a forma di tempietto rotondo coperto da cupola, realizzato in materiali preziosi, per le medaglie e i cammei. Era quindi stabilito un vero e proprio percorso circolare, lungo il quale ogni pezzo della collezione aveva uguale visibilità. A ciò contribuiva in maniera determinante l'illuminazione: come nei musei moderni, la luce naturale penetrava dall'alto, dal doppio giro di finestre del tamburo e della lanterna, diffondendosi uniformemente dappertutto. Due piccole finestre ovali nello spessore della nicchia principale consentivano di migliorare la visione degli oggetti contenuti nell'armadio, ma creavano anche un soffuso chiarore esattamente di fronte a chi entrava dall'unica porta aperta sulla Galleria.
Pensata dunque come un contenitore di opere inestimabili, Francesco volle che anche la Tribuna fosse essa stessa una meravigliosa opera d'arte. Per il pavimento Buontalenti realizzò un disegno a raggiera, quasi un grande fiore di marmi policromi intarsiati; alla base delle pareti uno zoccolo, andato perduto, era dipinto con pesci, uccelli, piante, sassi. Le pareti furono foderate di velluto rosso cremisi con frange dorate; il tamburo blu oltremare fu decorato con un motivo a lesene e volute vegetali realizzato in madreperle e oro, e in oro vennero dipinte le decorazioni delle finestre con putti, ghirlande, figure fantastiche. La cupola splende per le migliaia di valve di madreperla che vi sono incluse, su un fondo tinto con lacca rossa sopra uno strato di foglia d'oro. Verso l'alto la lacca è sempre più trasparente e l'oro affiora fino a predominare: al di sopra si apre la lanterna, così che la luce reale si tinge dell'oro della cupola e si irraggia verso il basso, riflessa da conchiglia a conchiglia. Sulla sommità della lanterna ruota una banderuola mossa dal vento. All'interno è dipinta una rosa dei venti sulla quale si sposta una lancetta collegata alla banderuola. Le fonti antiche riferiscono anche di uno zodiaco illuminato in certi periodi da un raggio solare. Questa decorazione, che dovette apparire molto nuova ai contemporanei di Francesco, rispecchia criteri moderni: non ci sono infatti parti dipinte importanti che competano con i quadri e gli oggetti esposti, ma ogni elemento del raffinatissimo ambiente è pensato per esaltare il tesoro che vi è racchiuso.
Francesco volle che, come già nel suo Studiolo in Palazzo Vecchio, fosse evidente un richiamo ai Quattro Elementi che si riteneva componessero l'Universo: la Terra, alla quale allude il pavimento in marmi policromi; il Fuoco, rappresentato dal velluto rosso delle pareti; l'Acqua, evocata dallo zoccolo alla base dove erano dipinti pesci e uccelli di palude, ma anche dalla decorazione del tamburo con tinta blu e madreperle, e dalle conchiglie della cupola; l'Aria, rappresentata dalla lanterna aperta ai venti. L'allusione ai Quattro Elementi, che fanno della Tribuna una raffigurazione simbolica dell'Universo, non è la sola: significati e simboli si intrecciano dando luogo a varie interpretazioni che tengono tuttora aperto il dibattito tra gli studiosi. La forma ottagonale, i colori, le decorazioni non sono esenti da riferimenti ermetici e alchemici, ancora da approfondire. L'ottagono era la figura geometrica utilizzata nell'antichità per la pianta di edifici importanti e in epoca cristiana per i battisteri, e talvolta per le basiliche, perché allusiva al giorno della resurrezione: l'ottavo giorno, dopo i sette della Creazione. I colori, oltre che alludere ai quattro elementi, rendono anche omaggio alla casata dei Medici, nel cui stemma di famiglia appaiono il rosso, il bianco, il blu e l'oro, richiamati nelle tinte delle pareti rosse, del tamburo blu, bianco e oro, e della cupola rossa e bianca. Ma, come tutte le opere veramente riuscite, la Tribuna racchiude altri significati: essa infatti per la forma ottagonale e la grande cupola appare come un tempio profano, dedicato sia alle capacità dell'uomo di trasformare e nobilitare con la propria arte i doni della natura, sia all'esaltazione della magnificenza dei Medici, sia infine alla celebrazione delle recenti nozze tra Francesco e Bianca, il cui emblema era proprio la conchiglia, tante volte ricorrente nella decorazione della Tribuna.
Nel tempo la Tribuna ha subito molti cambiamenti. Ferdinando, quando succedette a Francesco dopo la morte improvvisa nel 1587, fece rifare le pitture lungo i costoloni della cupola. Spesse volte i dipinti esposti furono cambiati e sostituti. Nel 1635 venne rimosso il tempietto al centro che fu sostituito dal bellissimo tavolo ottagonale in pietre dure, tutt'ora in loco, disegnato da Jacopo Ligozzi e collocato nella Tribuna nel 1649. Tra il 1677 e il 1680 Cosimo III fece trasferire alcune statue antiche dalla villa romana dei Medici e le fece collocare nella Tribuna. Una di queste era la "Venere dei Medici", ammirata come la più bella figura femminile mai realizzata in tutti tempi e in qualsiasi tecnica artistica. Grazie alla sua presenza, la Tribuna accrebbe la propria fama di splendido contenitore di opere sublimi e continuò ad attrarre visitatori e a suscitare ammirazione. Nel 1780 i Lorena, succeduti ai Medici nel 1737, fecero riordinare la Tribuna secondo il nuovo gusto neoclassico. Furono aperte le due porte laterali per includere la Tribuna nel percorso della visita alla Galleria degli Uffizi, in questo periodo adibiti a museo della sola pittura. Dalla Tribuna furono rimossi il fregio dipinto alla base, il tavolo in pietre dure, le mensole e gli oggetti preziosi, destinati a nuovi musei, per esaltare invece i dipinti e le sculture antiche lasciate in loco. Nei secoli successivi altre sistemazioni hanno modificato l'aspetto della Tribuna, la più recente nel 1970 quando, tra l'altro, il tavolo ottagonale è stato ricollocato al centro della sala. L'attuale restauro e il nuovo allestimento, conclusi nel 2012, non sono il tentativo di ricreare la Tribuna come era in origine, ma rappresentano il contributo della nostra epoca alla magnificenza e alla ininterrotta vitalità dello splendido ambiente, tutt'ora il cuore pulsante degli Uffizi.